31 Maggio 2011

Pubblicato da Radic il

Era da un anno o anche più di un anno che non facevo un turno all’ospedale.
Per strada sentivo addosso la sensazione del primo turno, ma un primo turno un po’ diverso. Avevo paura di bloccarmi, di non dare abbastanza (quest’ultima poi un po’ ce l’ho sempre), insomma tutti i possibili pensieri preoccupanti e le sensazioni dell’inizio.
Dall’altra parte, sapevo che c’era l’adorabile Dott.ssa Stellina e la cosa mi tranquillizzava.
Dopo una serie di autobus e un ritardo di 20 min alla fine ce l’ho fatta. Francesca era fuori ad aspettarmi alle panchine e leggeva un grosso giornale, spero almeno fosse interessante , così mi sentirei meno in colpa..! A quel punto abbiamo saltato la sala prelievi, per fare l’orario giusto in dialisi. Ho conosciuto la sig.ra “delle chiavi”, anche se era al telefono è stata molta carina, e mi ha lasciato una bella sensazione. Chiacchierando con la Franci, mettiamo i nostri bei camici(naturalmente mi riferisco al suo.) colorati,mi faccio i baffetti della gattina (Kotelka) e il naso rosso, sentirlo addosso mi carica,mi sento diversa,strana,piccola e nello stesso tempo con tanta voglia di ritrovare il mio essere clown. Camminando nei corridoi mi sentivo sempre più piccola, quasi invisibile, mi accarezzava una calda e allegra voce che salutava la gente : ” Buongiorno,Buongiorno!!”, una volta,due,alla terza stavo salutando anch’io ( che bellezza: poter salutare tutti,senza che nessuno ti veda sorpreso,o quasi..). In pediatria c’erano tante piccolissime creature appena nate, quasi tutti addormentati e tranquilli, in punta di piedi abbiamo incontrato le mamme, abbiamo fatto loro gli auguri e siamo andate a trovare la piccola Sofia, con due occhioni azzurri bellissimi, che era cascata dalle scale ed aveva battuto la testa. Una bambina dolce, tranquilla e un po’ timidina a cui piaceva tanto leggere e guardare i film (già quando siamo entrate guardava “La bella addormentata”). Un ragazzo di 15 anni, ricoverato per appendicite, studiava grafica ed era appassionato ai giochi d’intelligenza e ai cruciverba. Mi ha fatto vedere la foto della sua bella gatta ” Misha”, enorme e che mordeva di tutto, mi sa che il cagnolino che gli abbiamo regalato noi non farà una bella fine.
L’altro bambino (di cui non mi ricordo il nome) era ricoverato per allergia, anche lui con degli occhioni bellissimi. La mamma era un o’ preoccupata, perché ancora non avevano trovato a che cosa fosse allergico, ma pur sempre ottimista. In quella stanza c’era un clima piacevole, nonostante le preoccupazioni, mamme e bambini tranquilli e giocosi. La Dott.ssa Stellina ha fatto il gioco dell’arco con le frecce birichine, abbiamo fatto dei cagnolini, spade e alla fine dei fiori per le mamme. Uscendo dalla stanza, la voce della piccola Sofia: “perché vanno via?” mi ha fatto tenerezza. Facendo le scale abbiamo trovato un bel bambino, “leoncino” che urlava arrabbiato. Gli abbiamo fatto una spada e un topo morto e “in compenso” ci ha detto Ciao!! In dialisi, appena entrate ho avuto un blocco di qualche minuto ma con l’aiuto di Stellina mi sono ripresa. Mi ha presentato Mario (di cui avevo letto e sentito, ma mai l’avevamo conosciuto), che ci ha raccontato di Zampa, il suo bel cane intelligente. Ho avuto il piacere di conoscere il signor Rolando (prima di entrare in dialisi avevamo conosciuto sua moglie). Aveva iniziato la dialisi da poco. L’inizio di quasi qualsiasi cosa sembra difficile, e ci credo che iniziare la dialisi sia una cosa dura da accettare e che sia difficile prendere il ritmo. Aveva un’ aria triste, preoccupata ed era abbastanza giù. Guardava l’ora in continuazione, non gli piaceva leggere, nemmeno guardare la tv, però gli piaceva giocare a carte e gli ho promesso che la prossima volta gli avrei portato delle carte e avremmo fatto dei giochi insieme; ma dall’altra parte sapeva di essere fortunato: era in pensione, aveva una moglie ottimista (anch’essa in pensione) che gli poteva stare dietro e vicino tutto il tempo. Aveva 4 figli, tutti grandi: tre femmine, che abitavano tutte vicino a lui e che vedeva quasi tutti i giorni, e un maschio di cui mi ha parlato per tutto il tempo (sia lui che sua moglie), si sentiva forte che erano più che fieri di lui. Suo figlio era riuscito a diventare “un pezzo grosso” dell’Alitalia e viaggiava continuamente in tutto il mondo. Mi ha dato,quindi,l’impressione di avere una famiglia piuttosto realizzata,e credo capace di dargli il sostegno necessario. Poi ho trovato la sig.ra Eleonora, l’ho abbracciata, sentivo che mi era mancata. Credo che lei non si ricordasse di me, ma io mi sono affezionata fin dall’inizio a lei, anche se l’avrò incontrata due o tre volte in tutto: sento un legame un po’ particolare. Mi ricorda tanto mia nonna. E’ sempre serena e ottimista, ti regala una sensazione di pace interiore. Abbiamo parlato di suo marito e di sua figlia, che è una bravissima cuoca, mi ha detto che la prossima volta mi porta la ricetta di un buonissimo dolce, senza burro. Mi ha raccontato che fa dialisi da 7 anni, si trova bene e addirittura si sente fortunata, mi ha detto che basterebbe pensare a chi sta peggio, al signore che aveva davanti (si riferiva a Franco), che ha 20 anni meno di lei e gli manca una gamba e una parte dell’altra. Franco, molto entusiasmato dal vedere noi (due ragazze giovani) stava abbastanza bene. Ascoltava la musica che gli aveva messo suo figlio sul lettore mp3. Ci ha raccontato dei suoi cosiddetti “giri” e del primo incontro con sua moglie. Alla fine abbiamo conosciuto un signore nuovo (nel senso che era la prima volta che io lo vedevo). Fa dialisi da settembre, ci ha raccontato della sua vita piuttosto difficile, dei sacrifici e delle diverse malattie che aveva passato. Ora la gamba sta meglio, prima non si muoveva nemmeno e adesso pian piano almeno riesce a fare le scale e andare in bagno da solo. Era comunque molto rattristato dal fatto che non riusciva più nemmeno a fare piccoli lavoretti, nemmeno piccoli sforzi, né a camminare. Ovviamente per un uomo forte come lui che aveva lavorato duro tutta la vita per mantenere la famiglia, le varie malattie erano per lui dei durissimi, ennesimi colpi. Sono tutti esempi di forza, di coraggio, del fatto che la vita ci mette sempre davanti a tantissime difficoltà e scelte dure; che bisogna sempre essere forti e cercare di trovare un minimo raggio di luce in un lunghissimo tunnel nero; trovare i colori e sconfiggere il grigiore. Ringrazio tantissimo la Dott.ssa Stellina per la guida ( mi ha fatto veramente piacere fare questo turno con lei.)

Un abbraccio a tutti:

Kotelka.