12 marzo 2008
Esiste il turno anomalo? Certo che esiste. Esiste, in quanto OGNI turno di questo eterogeneo gruppo di clauni è anomalo. Se poi aggiungiamo l’abbinamento a uno come me (o come Nuvola: la differenza tra i due “anziani” non toglie nulla al codeficiente, ovvero al coefficiente di deficienza…) di quel curioso additivo che è Sandrino, alias Pitoncavallo, alias Bomboloncammello, l’anomalia raggiunge punte imprevedibili.
Mercoledì scorso siamo partiti e arrivati con buona puntualità. Subito in pediatria, dove ad una situazione ricoveri relativamente normalizzata, faceva da contrappunto il nostro approccio con Giovanna, la nuova caposala. Mi è sembrato di tornare a qualche anno fa, quando dovevamo spiegare a interlocutori un po’ meravigliati, l’importanza che per noi riveste il fatto di raccogliere quante più informazioni possibili – prima di andare a bussare alle porte delle camere – sulla situazione del reparto e dei degenti. Inizialmente, a molti appariva curioso che dei pagliacci manifestassero tanto interesse “serio” e avessero un approccio così professionale a quello che era interpretato (e purtroppo, da parte di qualcuno continua ad esserlo) un servizio “bellino” svolto da ragazzi “simpatici” e poco altro. Giovanna, con un alone di stupore sul viso, ci ha dato sommarie indicazioni e appariva quasi infastidita dalle mie domande un po’ incalzanti. Qualche minuto dopo, abbiamo scoperto – grazie alla stessa Giovanna, che ha avuto la gentilezza e l’umiltà di avvicinarci per chiederci “Scusate, ma voi CHI SIETE?” – che la nuova caposala non era stata informata da nessuno dell’esistenza di “M’illumino d’immenso”. A parte la mia sorpresa da persona poco sveglia, ho dovuto riconoscere che avevo dato per scontato che certe cose “si sanno”. No, non sempre si sanno. Soprattutto molte cose buone, si sanno poco… forse noi siamo tra queste. Ma stiamo rimediando. Niente… poi ci siamo spiegati e ieri le ho inviato per posta elettronica un po’ di materiale sul progetto.
Per la cronaca, in pediatria abbiamo incontrato Giuditta, che settimane fa era lì per dei controlli e mercoledì idem: lei, la mamma, la nonna ci hanno rivisti con gioia (il fratellino minore, di circa 2 anni, che ci vedeva per la prima volta, ci ha guardati con sospetto per parecchi minuti, ma alla fine ci ha quasi sorriso). Poi c’erano un certo numero di neonati con mamme annesse, quasi tutti in situazioni buone o discrete. Nella stanza “arcobaleno” abbiamo ritrovato Mattia (che l’altra volta, per sbaglio, avevo chiamato Matteo), ormai rimessosi e prossimo alla dimissione. Nella stessa stanza, Russel, bimbo filippino che non parla la nostra lingua: abbiamo comunicato con la mamma in italiano, con il padre mediante mozziconi d‘inglese e con il bambino a gesti. E’ stato divertente e stimolante. Mentre io familiarizzavo con la famiglia di Russel, Sandrino era fortemente impegnato nel sostenere una ragazza quindicenne, ricoverata per frattura alla gamba, che stava passando un momento un po’ così a causa di vari dolori. Mi sono avvicinato e la mamma della ragazza ha chiacchierato abbastanza a lungo con noi: è stato un bel dialogo, non privo di ilarità.
Ancora una volta, la nostra presenza non ha coinciso con gli orari delle prove allergiche (la cosa comincia a dispiacermi…): dovevamo spostarci in dialisi al più presto.
In dialisi è stato ancora una volta bello fermarsi con quasi tutti i pazienti, scherzare con loro e con gli infermieri, darsi appuntamento alla prossima settimana. Anselmo è ancora prostrato, ma ho intravisto in lui una reazione. Mercoledì prossimo voglio soffermarmi un po’ più a lungo con lui. Ho trovato Giorgio più vivace, anche se lui sostiene sempre di stare male: è arrabbiato con il mondo, ma con noi riesce a ridacchiare. Ernestina non lesina i suoi sorrisi: provate a chiederle “Come va?”, vi sentirete sempre rispondere “Bene!!”. E’ davvero una nonna deliziosa. Come sarà stata la vita di questa donna dagli occhi che brillano sempre?
Gino e Gino, constatata l’assenza di claune, ci hanno concesso di cantargli “Il gorilla” di De Andrè, ma poi si sono raccomandati per mercoledì prossimo (“Solo ragazze, grazie”…). Alvaro – mi pare si chiami così – sta male ormai da settimane e il suo sguardo è davvero sofferente. Sto pensando ogni giorno a cosa inventare per essere un po’ utile anche a lui.
L’aspetto notevole di queste quasi tre ore? Sandrino è stato perfetto: di slancio ma equilibrato, vivace ma non debordante. Come mai? Era stanco a causa di una serata lunga e di una nottata breve. Che ragazzo baciato dal mistico raggio del genio!
Un abbraccio a tutti.
Formag
Mercoledì scorso siamo partiti e arrivati con buona puntualità. Subito in pediatria, dove ad una situazione ricoveri relativamente normalizzata, faceva da contrappunto il nostro approccio con Giovanna, la nuova caposala. Mi è sembrato di tornare a qualche anno fa, quando dovevamo spiegare a interlocutori un po’ meravigliati, l’importanza che per noi riveste il fatto di raccogliere quante più informazioni possibili – prima di andare a bussare alle porte delle camere – sulla situazione del reparto e dei degenti. Inizialmente, a molti appariva curioso che dei pagliacci manifestassero tanto interesse “serio” e avessero un approccio così professionale a quello che era interpretato (e purtroppo, da parte di qualcuno continua ad esserlo) un servizio “bellino” svolto da ragazzi “simpatici” e poco altro. Giovanna, con un alone di stupore sul viso, ci ha dato sommarie indicazioni e appariva quasi infastidita dalle mie domande un po’ incalzanti. Qualche minuto dopo, abbiamo scoperto – grazie alla stessa Giovanna, che ha avuto la gentilezza e l’umiltà di avvicinarci per chiederci “Scusate, ma voi CHI SIETE?” – che la nuova caposala non era stata informata da nessuno dell’esistenza di “M’illumino d’immenso”. A parte la mia sorpresa da persona poco sveglia, ho dovuto riconoscere che avevo dato per scontato che certe cose “si sanno”. No, non sempre si sanno. Soprattutto molte cose buone, si sanno poco… forse noi siamo tra queste. Ma stiamo rimediando. Niente… poi ci siamo spiegati e ieri le ho inviato per posta elettronica un po’ di materiale sul progetto.
Per la cronaca, in pediatria abbiamo incontrato Giuditta, che settimane fa era lì per dei controlli e mercoledì idem: lei, la mamma, la nonna ci hanno rivisti con gioia (il fratellino minore, di circa 2 anni, che ci vedeva per la prima volta, ci ha guardati con sospetto per parecchi minuti, ma alla fine ci ha quasi sorriso). Poi c’erano un certo numero di neonati con mamme annesse, quasi tutti in situazioni buone o discrete. Nella stanza “arcobaleno” abbiamo ritrovato Mattia (che l’altra volta, per sbaglio, avevo chiamato Matteo), ormai rimessosi e prossimo alla dimissione. Nella stessa stanza, Russel, bimbo filippino che non parla la nostra lingua: abbiamo comunicato con la mamma in italiano, con il padre mediante mozziconi d‘inglese e con il bambino a gesti. E’ stato divertente e stimolante. Mentre io familiarizzavo con la famiglia di Russel, Sandrino era fortemente impegnato nel sostenere una ragazza quindicenne, ricoverata per frattura alla gamba, che stava passando un momento un po’ così a causa di vari dolori. Mi sono avvicinato e la mamma della ragazza ha chiacchierato abbastanza a lungo con noi: è stato un bel dialogo, non privo di ilarità.
Ancora una volta, la nostra presenza non ha coinciso con gli orari delle prove allergiche (la cosa comincia a dispiacermi…): dovevamo spostarci in dialisi al più presto.
In dialisi è stato ancora una volta bello fermarsi con quasi tutti i pazienti, scherzare con loro e con gli infermieri, darsi appuntamento alla prossima settimana. Anselmo è ancora prostrato, ma ho intravisto in lui una reazione. Mercoledì prossimo voglio soffermarmi un po’ più a lungo con lui. Ho trovato Giorgio più vivace, anche se lui sostiene sempre di stare male: è arrabbiato con il mondo, ma con noi riesce a ridacchiare. Ernestina non lesina i suoi sorrisi: provate a chiederle “Come va?”, vi sentirete sempre rispondere “Bene!!”. E’ davvero una nonna deliziosa. Come sarà stata la vita di questa donna dagli occhi che brillano sempre?
Gino e Gino, constatata l’assenza di claune, ci hanno concesso di cantargli “Il gorilla” di De Andrè, ma poi si sono raccomandati per mercoledì prossimo (“Solo ragazze, grazie”…). Alvaro – mi pare si chiami così – sta male ormai da settimane e il suo sguardo è davvero sofferente. Sto pensando ogni giorno a cosa inventare per essere un po’ utile anche a lui.
L’aspetto notevole di queste quasi tre ore? Sandrino è stato perfetto: di slancio ma equilibrato, vivace ma non debordante. Come mai? Era stanco a causa di una serata lunga e di una nottata breve. Che ragazzo baciato dal mistico raggio del genio!
Un abbraccio a tutti.
Formag
Sono molto felice di quello che hai scritto nei miei confronti, sono stato molto bene con te mercoledì scorso… e pensare che è stata davvero una mattinata improvvisata avendo all’ultimo momento fatto un cambio con Federica, che ci doveva essere lei…Che aggiungere ancora?Davvero solo qualche riga: in pediatria i momenti scambiati con Martina sono stati molto importanti, c’era una certa affinità e ho usato quanta più dolcezza potevo ogni volta (e non sono state poche) che l’infermiera sbagliava a prenderle l’arteria. Al momento del saluto ci siamo detti, in sincerità, che era stato un piacere conoscerci. Credo ancora che sia stato importante. Poi c’era Mattia, col quale ho scambiato molte poche parole (ho l’impressione che non di frequente egli scambi molte parole con qualcuno…) ma è successo comunque un fatto che mi ha dato la sensazione di aver raggiunto la pienezza nel rapporto che potevo avere con lui, una cosa molto semplice: non ho fatto un bel niente, se non capire l’ovvietà che il dinosauro di gomma che gli avevo lasciato in custodia durante il viaggio in dialisi era diventato inequivocabilmente e inoppugnabilmente suo: averlo visto giocare col dinosauro e chiamarlo per nome e carezzarlo e montarci sopra, da fermo e con il volto spento e seduto sul letto con il gioco elettronico in mano che era, è stato il chiaro segno che quel dinosauro non era più mio, e che da sempre aspettava quel momento per cambiare di proprietario, che anzi è stato chiaramente Mattia fin dal momento in cui è stato creato. Poi forse importa nulla a nessuno, ma il padre di Mark mi ha parlato per 10 minuti in inglese e non ci ho capito un beneamato c….. Ma aveva una faccia molto pacioccona.Il resto sono state emozioni e incontri con persone, personali e speciali…Grazie Mirko e a tutti voi.
Bomboloncammello (Sandrino)
2 commenti
Chiara · 20 Marzo 2008 alle 1:16
sono una studentessa di medicina del primo anno..da tanto cercavo informazioni sulla clownterapia,penso che sia un’attività meravigliosa e mi piacerebbe tantissimo poter dare il mio aiuto ai bimbi in ospedale..proprio come fate voi..volevo sapere se è troppo presto,intendo dire da un punto di vista dell’età..perchè comunque mi rendo conto che è un incarico di grande responsabilità nonostante tanti pensino sia solo un gioco e forse avete bisogno di persone un pò più esperte e con più studi alle spalle..se poteste rispondermi mi fareste un grosso favore..magari mi lasciate qualche riga proprio sotto al mio commento..ripasso a controllare fra qualche giorno..grazie mille..e grazie per quello che fate..
Dottor Nuvola · 20 Marzo 2008 alle 17:13
Cara Chiara se vuoi far parte del progetto non ci sono limiti nè di età (bisogna solo essere maggiorenni e tu mi sa che lo sei già) nè altre cose particolari, devi solo mandarmi una mail e un tuo contatto telefonico se vuoi (io preferisco sempre i fissi chè sono all’antica e spendo meno)e poi ti spiego cosa devi fare ma devi fare poche cose inizialmente basta compilare una piccola scheda per capire chi sei e cosa fai e poi se vuoi puoi pr4endere direttamente un turno in ospedale o partecipare a una nostra riunione mensile (la prossima sarà la domenica 13 Aprile a Oste (Prato) dalle 09.00 alle 18.30 circa e poi ti spiego meglio di persona, magari ci incontriamo e parliamo un poco, la mia mail è nuvola@castellinaria.prato.it il telefono mio te lo mando per e-mail chè su internet mi piace poco. Ciao a presto.
Nuvola
I commenti sono chiusi.