19 Gennaio 2008
Ieri mattina sono partita con Nuvola alle volte di Ponte a Niccheri. Parcheggio di ritrovo: palasport di Montelupo, a un passo da Empoli. Entrambi già in costume, il suo dipinto,superaccessoriato, il mio minimale,sobrio con naso rosso, non di gomma però.La consapevolezza di venire da una facoltà diversa da Medicina, di esser stata in ospedale solo alla mia nascita e una volta a trovare un’amica resta(va) latente; in quel momento nei miei pensieri c’era piuttosto il vuoto sul “cosa raccontare” a chi avrei trovato in corsia.Giunti alla meta abbiamo cominciato con pediatria: dopo una saletta con due mamme e rispettivi pargoletti, siamo entrati in una camera. C’era soltanto Michele,7 anni, reduce da una puntura. Sdraiato,si copriva la faccia con il lenzuolo, dando le spalle alla mamma sedutagli accanto.Ci ha detto il suo nome con una vocina così flebile.. io osservavo reggendo la valigetta di Nuvola, che quando ha preso a parlare con la madre ha destato interesse in Michele.Gli ha gonfiato un palloncino a forma di spada e lui si è seduto, impugnandola per sparpagliare le mie bolle di sapone, fatte anche da lui. Al che le infermiere ci hanno chiamato in soccorso: un bambino non voleva saperne di farsi visitare, aveva smobilitato tutto il personale,radunato intorno al suo letto a cercare di farlo smettere di agitarsi. Nuvola ha fatto uscire tutti eccetto il padre. La distrazione di una calamita illuminata ha placato il pianto a dirotto, anche se per poco.Così abbiamo ritenuto opportuno dirottare sulla sala prelievi, dove abbiamo riscontrato diverse resistenze.Nuvola ha usato il liquido magico con gli stuzzicadenti su una sedia, ha scambiato i numeri di prenotazione a un paio di persone, si è messo per scherzo la sciarpa rosa di una signora creando scompiglio. Sorrisi, risate sotto i baffi o fragorose si alternavano a silenzi improvvisi, per esempio dopo il seguente episodio. Un signore sulla sessantina ha dato risposta secca: “Merda” alla domanda: “Che cosa tiene in mano?”, (Nota di Nuvola: non l’aveva proprio in mano ma in una provetta per fare l’esame delle feci, però potremmo proporre un nuov0o modo, chi la tiene in mano 100 punti oppure un biglietto gratis della lotteria) ciò ha suscitato ilarità generale, spentasi appena Nuvola è sbottato con un: “Ma voi non cacate mai?!?”, fra il serio e l’irritato. La tecnica usata ha funzionato: per cambiare l’energia in un dato ambiente si ricorre a registri linguistici che si discostano da quelli di abitudini e aspettative, in questo caso “provetta con feci […] defecare”. Avendo qualche esperienza di teatro alle spalle, fra me e me ammetto che credevo in un approccio recitativo di Nuvola, ma si va avanti. Secondo caso critico: Leonard, 8 anni, si dimena e urla a squarciagola in collo alla mamma che lo blocca e gli tappa gli occhi per non fargli vedere l’ago del prelievo. Lui invece, nonostante il terrore, vuole guardare laccio emostatico e siringa in agguato.E’ senza pallina da stringere in mano, io gliene dò una da giocoliere e in qualche modo (discutibile) riescono a prelevargli il sangue. In dialisi ho un po’ messo da parte il ruolo da portaborse, così facendo il “cosa raccontare” si rivela il “cosa ascoltare”. Delle casistiche con estroversione ci sono e a me capita un’anziana serena e dall’aspetto curato che mi parla di Dottor Zivago: grande ammiratrice di Omar Sharif, che da giovane aveva girato la versione antecedente a quella in onda sul megaschermo davanti a lei, all’epoca giovane quanto lui.Essendo appassionata di cinema, d’istinto le chiedo se ha visto il dvd de IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO, con lo stesso attore, e lei punta sul vivo: “Guardi che io da quando morì mio marito lo stereo non l’ho più toccato”. Mi scappa da ridere ma mi trattengo: allo stesso tempo sento una sua forte dignità di fondo, mi mancano le parole. Passo a un incidentato in motorino; a un altro con una gamba sola e che respira a fatica,è l’unico che si lamenta con me del suo dolore; ad una ragazzina in digiuno forzato per 3gg per sospetta appendicite,ma la troviamo tranquilla quasi contenta direi, in procinto di immergersi nelle sue prime letture filosofiche, quelle che si fanno da soli prima che inizi il triennio.. Usciamo, fermati da un ragazzo: “La mia ragazza ha la mononucleosi,mi dai un palloncino per lei?”. Ci saluta, tenendo stretto il suo cuoricione con le colombe. Si conclude qui il mio primo report. Ah, nomi fittizi.Lumachina
Piccola aggiunta di Nuvola: devo dire che Giulia si è sforzata proprio per fare questo turno, si è alzata molto presto e, come dice lei, è entrata in ospedale, un posto che lei ha frequentato sempre poco per sua fortuna e non penso sia stata una cosa facile, devo anche dire che ha avuto almeno 2 o 3 trovate molto buone e che meriteranno di essere discusse tutti insieme, almeno si impara qualcosa. Devo anche aggiungere che io ero un poco sotto tono e che la dialisi me la son dovuta fare quasi tutta a sedere accanto ai letti chè avevo un gran mal di schiena ma alla fine ce l’abbiamo fatta anche stavolta, ciao a tutti alla prossima….a Rimini.
Nuvola