24 Novembre 2007
stanza in realtà non l’ho buttata fuori l’ho solo mandata a fare un palloncino fuori dalla porta perchè c’era una mamma che dormiva e non volevo svegliarla, per adesso vi saluto. Ciao e buona lettura del report.
Nuvola
Parto alla volta di ponte a Niccheri con il mio bolide giallo, ore 8.00, strade deserte,naso rosso, camice in volo e puzzo di cipolla e rosmarino che mi portavo attaccata al collo. Parcheggio il mezzo e il mio sguardo incontra una macchietta azzurra, era lui, Nuvola. Lo seguo, mi attacco come un cane che ha paura ad allontanarsi dal padrone, così era, un misto tra l’emozione di fare una cosa nuova e la paura di non aver nulla da dire o da fare. Nuvola fa le sue cose mi da due dritte ed entriamo.
Bolgia alla sala prelievi, qualcuno allunga già lo sguardo ma per ora passiamo oltre. Pediatria diretti, senza sbagliare.. deserto, deserto, saluti alle infermiere, al dottore (veramente gentile)e via..Passiamo alle stanze, incontriamo Joyce(?), un colosso di bambino di 9 anni, era più grosso di me e Nuvola messi insieme (ok va bene, ci vuole poco), di origini venezuelane,ci racconta dell’incidente e che lo dimetteranno in giornata. Tra magie e palloncini scambiamo due parole anche con la nonna, forse è proprio lì la parte più difficile, arrivare a stabilire un contatto anche
con chi si sente forte. Usciamo dalla stanza Nuvola va in bagno,io lo aspetto nel corridoio e vedo risbucare Joyce, gli dico due cavolate e poi gli faccio “che c’è? Avevi bisogno di qualcosa?” Lui: “no, volevo darvi un abbraccio!” e lì mi stavo per mette a piangere…
Passiamo a salutare Elisa, nata mercoledì e riesco pure a fare casino nel gonfiare i palloncini… Nuvola mi butta fuori con Joyce . Prossima fermata,Valentina, una creaturina che non arrivava ai due chili, la mamma molto impaurita, per il parto del giorno precedente, per la preoccupazione della bambina e compagnia bella, mi ha veramente un po’ scosso , deve essere proprio una bella botta sia di gioia che di preoccupazione.. poi tra una lacrimuccia e un sorriso abbiamo lasciato il
posto al dott..quello vero. Giro in sala prelievi, Nuvola prende in giro quello, sfotte quell’altro.. scambi di numeri,fissa con una vecchina per portarle le camicie a stirare e io sto lì, me la rido di brutto, ma è forse il posto dove mi sono sentita più fuori luogo, avrei preferito non essere vestita, ho avuto paura che la gente “pretendesse”, passatemi il termine,qualcosa da me.
La dialisi, il reparto più temuto e da cui ne sono rimasta piacevolmente sorpresa. Un sacco di persone interessanti, con tanto da raccontarti. Lettura di un racconto di “Le mille e una notte” a una signora che secondo me ha apprezzato molto, per passare ad un altro signore, alle sue lezioni di golf e ai racconti dei suoi viaggi nelle riserve indiane, stavo li come un bambino ascolta le favole, fantastico.Giriamo il culo, seconda stanza, lettura de La Nazione e avevamo rimosso quanto fosse esilarante tale giornale, grasse risate .Qui l’elemento più resistente, una vecchina che proprio non ne ha voluto sapere, l’abbiamo lasciata fare, e sinceramente non mi sono neanche sentita rifiutata o trattata male, secondo me ancora non abbiamo trovato la strada per arrivare a lei, anche se comunque sia qualcosa ti arriva…
Ultima stanza, gran divertimento, rilettura del giornale. Parlo con Matteo , 18 anni, da sei mesi in dialisi (così all’improvviso) ma è stato proprio bello,ci ha raccontato di tutto: amici famiglia ragazza ecc.. e soprattutto di un positivo che ti lascia basito. Intanto Nuvola prende ripetizioni di
letteratura Greca, con lettura de I Persiani di Eschilo (la sua intenzione iniziale era addirittura di cantarla…ma lasciamo fare..). Usciamo, mi sento piena… di storie, di volti, di saluti, di calore. Finisco lasciandovi l’ultima perla, con Nuvola che tentando di tornare in pediatria, sbaglia piano, va in ostetricia e pensando di essere al secondo piano cerca l’entrata laterale,rischiando la musata sul muro, solo un genio può farle ‘ste cose..
Che altro dirvi, a parte lo stare bene, mi son proprio spisciata dalle risate. Poi ti rilassi, non è difficile, credo sia importante stare a guardare, ad ascoltare, perché fra l’altro si imparano un sacco di cose… Certo non son stati pochi i momenti , che poi ti sembrano delle eternità ,in cui ti senti un paletto vestito da pagliaccio piantato in mezzo alla stanza, ma anche quello secondo me non è fuori luogo, ti rende vulnerabile agli occhi della gente, ed è importante, è come dirgli “guardami, sono un bischero come te!”. Basta, quanto son prolissa…
Grazie a tutti,ancora una volta, perché è vero che quando si va in reparto anche se fisicamente siamo due in realtà siamo tutti.
Buona settimana e non correte.