Racconto di Pietro Cipollaro
Buona lettura
Nuvola
L’ANGELO LADRO bozza di un racconto
C’era una volta un angelo un po’ birichino; non era colpa sua, era cleptomane a fin di bene. L’angelo, chiamiamolo Matteo, aveva un profondo senso della giustizia sociale; diciamo che era un angelo piuttosto di sinistra, pur senza arrivare all’estremo di considerare la proprietà un furto: si divertiva a rubare ai ricchi qualcosa del loro superfluo, per dare ai poveri scarsi del necesario. C’erano stati nella storia ed in luoghi lontani altri celebri personaggi con queste tendenze, come Alì Babà e Robin Hood; Matteo si piccava di essere un solitario, che agiva cristianamente; perché lui non faceva del male; lavorava in proprio, senza clamori, senza imprese spettacolari.
I ricchi si vedono, sono facili da trovare, perché in genere esibiscono la loro ricchezza, con quello che i sociologhi chiamano status symbol. Matteo era un ladro molto gentile; individuata la persona sola in casa, superato il problema di farsi aprire con una scusa, si presentava cortesemente e dopo frettolosi convenevoli alitava in faccia al malcapitato riccastro. Il quale veniva colto da improvviso torpore, si sedeva sulla prima sedia e si addormentava. Matteo aveva il tempo di rovistare tra studio e comò, prendeva solo contanti, perché evitava i contatti con i ricettatori; quando usciva, l’ignaro derubato si riprendeva dal torpore e non ricordava cosa fosse successo.
Stavolta invece Matteo lesse sul suo quotidiano, Il Corriere Angelico, la recensione di un libro, considerato perché aveva un titolo clamoroso, “Il sadismo della creazione”, ed affrontava un problema escatologico, un parolone per dire, che c’era un problema di fede, cioè di religione.
Matteo pensò, che un libro con quel titolo in un paese cattolico avrebbe fatto scalpore, sarebbe stato un best-seller e l’autore avrebbe incassato una barcata di quattrini, da derubare senza scrupoli.
Considerò anche l’autore persona non sciocca, che non apre la porta di casa ad uno sconosciuto; preparò quindi una messa in scena di assoluta veridicità per farsi aprire. Era un angelo ingegnoso, ricco di idee e di possibilità; volando afferrò un passerotto e lo andò a depositare sul balcone di cucina della casa dello scrittore, al quinto piano, lato cortile di un condominio. Poi volò lato strada e dal portone citofonò. La scusa era geniale: abitava accanto, era sul balcone a pulire ed a cambiare l’acqua nella gabbia, l’uccellino aveva approfittato di quell’attimo ed era fuggito, posandosi sul balcone dello scrittore; a cui chiese per favore di controllare. L’anziano andò a vedere: il passerotto c’era e difficilmente sarebbe fuggito: essendo il terrazzino guarnito da una fitta rete metallica, per scappare doveva volare quasi in verticale. L’anziano tornò al citofono, rispose che l’uccellino c’era ed aprì portone e porta allo sconosciuto.
L’angelo Matteo si presentò come un uomo alto, giovane, gentile,cortese; ringraziò molto, si scusò del disturbo, rimanendo interdetto di fronte ad un’anziano in carrozzina a rotelle, da cui fu indirizzato verso il balcone di cucina. Matteo continuò la commedia, aprì la porta finestra con cautela, avendo in mano la scatola da scarpe per catturare il fuggitivo; che però d’istinto aveva trovato la forza di volar via; verso ignote avventure, verso una sconosciuta libertà, lo consolò lo scrittore.
Matteo rientrò, mostrandosi dispiaciuto, e s’intrattenne con l’anziano autore; il quale gli indicò sotto il tavolo dell’ingresso 2 scatoloni contenenti 100 copie del libro, che per contratto il piccolo editore gli aveva imposto di acquistare; però, causa le sue difficoltà di locomozione e causa la recessione, ne aveva vendute pochissime. Si considerò che, in mancanza di un invito in un talk show televisivo dove si presentano i libri, privo di risonanza mediatica l’autore avrebbe avuto un bilancio in profondo rosso: si pubblicano tanti libri, ma pochi riescono ad avere buone vendite.
L’angelo Matteo era rimasto a disagio; si era reso conto di aver fallito completamente l’obiettivo: non aveva davanti un riccastro da derubare, ma uno scrittore di poco successo da consolare. Capì subito il da farsi: s’interessò all’argomento del libro, si scusò per essere uscito di corsa da casa senza portafoglio; ma assicurò, che sarebbe tornato con i soldi per acquistare il libro; si congedò con molta cortesia.