Il report della dott.ssa Red
Il nostro viaggio ha inizio a Firenze, forse nord perché subito Pan si perde e dobbiamo raccattarlo a Calenzano, per poi dirigerci verso l’aereoporto di Orio al Serio. Al nostro arrivo in aereoporto un po’ troppo in anticipo ci accoglie un fantastico annuncio della compagnia aerea “RyanAir” dalla calata particolarmente napoletana, finalmente ci imbarchiamo e non dormiamo una pippa. Al nostro arrivo sembrava di sbarcare in un posto ambientato negli anni 40/50, dove ancora si trascrivono a mano i documenti dei passeggeri, dove tutti hanno delle divise verdi militari senza un capello fuori posto, la versione di Tina Turner bielorussa dalla rigida divisa ci chiede i passaporti per accedere alla bielorussia.
Giorno 1
Stanchi, senza neanche un paio d’ore di sonno addosso, disidratati e affamati, veniamo accolti da Vittoria, Natasha, Olga e l’autista Valery. Riusciamo a capire poco, ma nessuno ci da il tempo di pranzare trasportandoci nella prima struttura pediatrica per bimbi disabili, per fortuna soltanto 13, anche se alcuni in condizioni particolarmente di disagio, per loro ci esibiamo con bolle di sapone, musica e un po’ di decorazione col truccabimbi. Basta un niente per attrarli, basta davvero il soffio lieve che serve per creare una bolla di sapone per portare via dalle loro menti dalla loro perenne condizione di sofferenza, Nuvola si improvvisa pilota di sedie a rotelle anche se sul pratino riscontra qualche difficoltà i bimbi sembrano più lieti e sereni.Dopo il nostro intervento, una delle ragazze che gestiscono la struttura ci offre un piccolo banchetto di thè, caffè, biscotti e cioccolatini che sembravano una vera e propria purga! 😀 (In Bielorussia, offrire questo banchetto dopo ogni nostro lavoro è stata la regola di ogni struttura, è un bel momento per ringraziare i gestori degli ospedali, confrontarsi e soprattutto è una loro sacrosantissima usanza che non ci permetteva di ribellarci ;D ) La sera abbiamo cenato con Vittoria una ragazza splendida che ci ha portato da mangiare insieme a Natasha (che in seguito si rivelerà la mia futura suocera) ahahahhaha! Entrambe sono due bravissime persone che si prendono cura e organizzano eventi aiutando bimbi e ragazzi disagiati della città.
Giorno 2
La mattina abbiamo l’appuntamento nel centro Repubblicano di Radiologia di Gomel, al nostro arrivo tutto il personale si mostra carino, gentile e sorridentemente stupito dalla nostra variopinterìa di colori e felicità, ci fanno accomodare in una ludoteca di pediatria dove tanti bimbi ammalati possono interagire, giocare e passare un po di tempo svagandosi con noi. Una bimba in particolare mi ha colpita al cuore, una bimba che probabilmente non ci sarà già più, una bimba difficile da far sorridere a causa della potenza della malattia che la pervade, ma che alla fine lasciandosi trasportare dai colori e dai giochi, voleva interagire e giocare con il Librino di Stoffa che ho creato, mi ha chiesto di disegnarle dei cuoricini sulle guance e il suo nome sul braccino, mentre gli altri clauni si davano alla pazza gioia con l’interazione e l’animazione.
Il pomeriggio invece siamo stati nel Centro “Fior di Maggio” dove si trova anche la figlia della direttrice dello stesso centro. Il posto ospita ragazzi disabili, in un paese come la Bielorussia sono cosiderati disabili gravi quindi, da far stare all’interno delle strutture persino lievi ritardi, ragazzi autistici o con la sindrome di Down. Inoltre per lo stato Bielorusso dove ancora vige il dittatore e non esiste la libertà di parola, se hai una malattia “inguaribile” “non migliorabile” come la sindrome di down o altre lievi disabilità mentali, NON HAI DIRITTO AL SANATORIO! Per chi non lo sapesse, il sanatorio è un’ ancora di salvezza per i bimbi Bielorussi, si svolge come una sorta di colonia/centro estivo dove grazie a dei percorsi speciali per le vie respiratorie e la salute generica del bimbo, si unisce l’utile al dilettevole mandando in vacanza i propri bimbi con la sicurezza di far respirar loro aria pulita attraverso delle camere speciali che producono iodio. Dunque questi ragazzi non hanno diritto a star meglio due settimane all’anno come tutti gli altri poiché le loro situazioni non migliorerebbero, a parere del dittatore e delle politiche ospedaliere del paese. Per fortuna in questo centro specifico si vede proprio che i ragazzi son trattati bene, seguiti, coccolati e coinvolti nelle attività; infatti durante il nostro spettacolo di interazione, la maggioranza di loro ha partecipato a balli, canti e trenini! Ci siamo divertiti anche noi tantissimo quel pomeriggio!
La sera siamo stati a cena al self service con Olga, una ragazza bielorussa di soli 26 anni che dirige e produce la sua attività di giornalista per la televisione di Gomel. Una persona dolcissima che si è dimostrata molto disponibile e interessata alla nostra attività, in seguito la rincontreremo durante la nostra permanenza dove si è dimostrata davvero in gamba, sveglia, collaborativa, insomma aveva percepito perfettamente il nostro spirito clowncare ed era quello di cui anche noi avevamo bisogno! <3
Giorno 3
Al mattino, ci dirigiamo verso l’ospedale pediatrico della regione di Gomel dove dopo il solito spettacolo notiamo che finalmente Tatiana, la traduttrice che ci avevano trovato, comincia a sciogliersi e a confondersi col nostro spirito, considerate una donna sulla cinquantina Bielorussa, che non ha mai svolto un lavoro con i clown ospedalieri, finalmente prende parte dello spettacolo e dell’interazione con i bimbi risultando anche lei una clauna dal cappello maialoso!
In seguito conosciamo Irina, una splendida ragazza Bielorussa, mia coetanea che svolge l’attività di dietista all’interno di questa struttura pianificando le diete dei bimbi ammalati, anche lei si rivelerà una ragazza speciale, sembrava come se la nostra missione fosse protetta da queste Pulzelle valorose, dagli alti valori e da un’intelligenza sopraffina, caratterizzate tutte da una bellezza interiore e da una forza che va oltre la realtà, una forza dentro che si ostina a migliorare ciò che un tempo è stato tragicamente distrutto e sciupato… Dopo il consueto spettacolo, il nostro gruppo si divide in Red&Nuvola e Pasticca&Pan per andare a lavorare nelle camere direttamente a contatto coi bimbi, abbiamo visitato diverse camere, visto bimbi molto malati con i quali Nuvola ha sempre cercato un contatto narrativo davvero speciale, mentre io cavandomela un po’ col bielorusso parlato, mi sono dedicata al ludico, utilizzando il librino di stoffa coi più piccoli e la lotta di cuscini e di travestimenti coi più grandi!
Dopo la divisione a coppie clown, ci siamo riuniti in un’unica stanza dove al nostro arrivo Pasticca e Pan stavano dando spettacolo, la mia attenzione cade su un bimbo in particolare, si trova in un lettino con la “gabbia di protezione”, le sue gambe non funzionano, il suo cervello neanche perché soffre di un grave ritardo, non può parlare poiché il solo suono che si sente è l’affannoso respiro dovuto alla trachectomia, chiedo come si chiama al personale,ma nessuno mi risponde, mi dicono che è stato abbandonato alla nascita e che deve essere lasciato stare, insomma nessuno vuole che entriamo in contatto con lui… come se non ne avesse diritto, più di una volta vengo allontanata dalla infermiera, ma subito dopo il mio istinto mi dice che devo regalargli qualche carezza e un po’ di affetto, dunque, cercando di dare meno nell’occhio possibile, accarezzo il bambino senza nome, e scorgo in lui un piccolo sorriso.
Questo momento è stato un dei più bei momenti della mia vita, dove mi è cambiato qualcosa dentro e mi sono commossa mentre lo accarezzavo dolcemente, lui stava li con la sua manina a prendersi le mie carezze, accennando di tanto in tanto un piccolo sorriso, le mie lacrime erano di rabbia perché nessuno può negare l’affetto a queste piccole creature e allo stesso tempo di gioia, poiché mi aveva concesso un sorriso, sentivo il cuore che mi batteva forte e le lacrime che scendevano mentre sussurravo una ninnananna, è stato davvero significativo per me, interiormente ho proprio avvertito uno sblocco di energie, un vortice di mal di stomaco e gioia, un caos interiore ma comunque dal risvolto positivo, anche se spesso, quando si viene in contatto con queste realtà, ci si rende conto anche della nostra totale impotenza nei confronti della crudeltà. Il pomeriggio siamo ospiti del centro Diabetici connesso alla Pubblica Assistenza di Empoli che ci offre uno spettacolo diretto dai bimbi e poi come sempre fa interagire noi col nostro spettacolo… questi sono i risultati!!! GUARDATE NUVOLA!AHAHA! (alle sue spalle Tatiana si è pure impossessata del suo cappello)
In seguito mi viene presentato Hariton (detto Aldo per gli amici, gli amici saremo noi che non sapevamo la corretta pronuncia del suo nome!) nonché il figlio di Natasha, per intendersi non il solito omaccione burbero, ma bensì un ragazzo carinissimo pieno di interessi come la buona musica, la danza hip/hop, disegnatore di grafiche per magliette fichissime etc! Tale Aldo, a breve sfilerà per diventare “Mister Gomel” la nostra versione Bielorussa di miss Italia, con lui sono riuscita a costruire un rapporto di simpatia, dove lui mi ha esplicitamente chiesto di fingermi la sua fidanzata poiché essere ragazzi discreti a Gomel non è sempre così semplice, visto che tutte le ragazze lo vorrebbero. Quindi è nata questa simpatia davvero giocosa, divertente e buffa! ( a voi donne claune ogni commento libero)
La sera invece veniamo invitati dalle mie amiche traduttrici che spesso vengono a Signa con i i bimbi di Chernobyl in un fantastico ristorante Sovietico dove oltre al design curatissimo di cimeli storici e piatti tipici, si possono anche indossare i cappotti storici dei generali sovietici che andavano in battaglia, oltretutto scopriamo un fantastico Film che dovremo vedere che s’intitola “the adventures of italian in Russia”, dove veniamo presi in giro dal popolo russo per la nostra mafiosaggine, spaghetti, pizza etc! Dopo aver mangiato piatti sublimi ci divertiamo a far esibire Nuvola in uno dei numeri maggiormente riusciti di tutta la Missione: “TROVA LE DIFFERENZE”
Giorno 4
La macchina si dirige verso un centro poco fuori città caratterizzato da bimbi con problemi alla vista. Con noi si unisce anche Irina, la dietista di cui vi parlavo, poiché ha liberamente deciso di prendersi un giorno di ferie per stare a contatto con noi, aiutarci con la traduzione e conoscerci meglio. Infatti per tutta la missione lei si rivela e si rivelerà sempre un essere magnifico, poetico, di una bellezza e di una semplicità disarmante, dove anche il più maligno si sarebbe fermato davanti a cotanta beltà, intesa proprio come profondità d’animo, come pazienza eterna, come delicatezza di soavità… insomma una creaturina unica, cresciuta con arguzia in un mondo molto distante da lei…
Nel centro ci troviamo a nostro agio, la struttura è ben seguita e anche il lavoro testa a testa si è svolto in maniera egregia, bimbi splendidi, che si meravigliano per qualche bollicina di sapone, per un palloncino. Infermiere che mi supplicano di fare due palloncini per i loro nipotini e che poi mi ringraziano quasi commovendosi, una direttrice molto attenta e brava coi suoi piccini, è stato bello poter aver avuto la possibilità di girare così tante strutture in una realtà così chiusa, fredda e distante.
Il pomeriggio tramite il centro Diabetici, ci hanno fissato delle visite indirizzate a dei bimbi nello specifico, nel senso che dobbiamo dividerci nuovamente e andare nelle case dei bimbi per poter parlare con loro delle loro situazioni, dove una mancata attenzione di troppo potrebbe mettere a rischio la salute generale, anche gravemente!
Per noi è stata anche un occasione per poter capire meglio lo svolgimento della vita nella quotidianità della propria casa in bielorussia. Io e Nuvola ci dirigiamo a trovare Valentine, un bimbo che a causa della forte sofferenza causata dalla recente perdita del nonno (figura fondamentale data la totale assenza dei genitori) è affetto da Diabete e si ingozza di dolci, soffrendo così di una bulimia che lo porta a ripetuti ricoveri in rianimazione. Al nostro arrivo notiamo tanti bimbi giù per strada a giocare insieme, il palazzo è davvero enorme e disarmante, senza ascensore e senza luce per le scale. Sinceramente la grandezza di questi stabili enormi di condomini a volte mi toglieva il fiato.
L’impeccabile accoglienza di questa umile famiglia si svolge offrendoci un magnifico banchetto di crostini serviti con thè e caffè, ci fanno conoscere la gatta, che è stata scelta dai bimbi perché le manca un occhietto, ed è stata salvata tramite un associazione per la tutela dei mici, Nuvola resta con Valentine e Irina che si presta per la traduzione, io invece mi sistemo in salotto e gioco con gli altri due bimbi della famiglia, ad un tratto mi accorgo che il bimbo più piccolo di 4 anni ha un comportamento insolito ed infatti scopriamo che probabilmente è autistico. Non credo neanche che sua mamma sia a conoscenza di questo,dunque mi innamoro perdutamente del piccolo Liosha e me lo spupazzo insieme all’altra bimba. 😀
Più tardi Vittoria e Natasha ci portano a visitare il “localino” inneggiato ai Beatles, non è altro che un furgoncino della wolskwagen riadattato a mezzo per street food, collocato in un parcheggio di un supermercato dove i posti per sedersi come panchine, poltroncine e divani vengono portate e sgomberate via ogni volta. Il Bar/furgoncino/furgonato è gestito da Aldo… il mio futuro sposo perfinta! E si chiama “Cup of Peace”, un nome notevole dato il posto!
In seguito abbiamo cenato dalla mamma di Aldo, dove noi clauni supponevamo che la cena offerta dalla mia nuova suocera fiammante, fosse il classico metodo per tirarmi a se… be ce l’ha fatta egregiamente, quegli involtini di verza con dentro un trito di carote, carne e chissacchè era buonissimo ed ha conquistato anche Pan! Quindi signora Nuova/suocera… la stia attenta che qui siam ciccioni inside e si sgrana ogni hosa! (e come disse Tatiana: Pan sembra donna Incinta di sei mesi! Vacca vacca eh eh!)
Giorno 5
Risveglio intenso, preparazione clauna e via verso un villaggio a circa 40 km da Gomel, dove puntualmente il nostro autista si perde e si mette a chiedere informazioni in sosta sulle rotaie mentre attraversa un passaggio a livello! (ROBE DA PAZZI!)
Arriviamo e subito ci conducono verso lo spazio teatrale dove allestiamo per lo spettacolo di bolle di sapone, ormai sembra la solita routine di tutte le mattine che abbiamo più o meno passato a Gomel, ma qualcosa nell’aria è diverso, tutte le mura, le definizioni, le attenzioni ai particolari coloratissimi sono davvero curate, ma manca lo spirito e le anime delle persone sono vuote per quei corridoi, il silenzio è più assordante di sempre… più tardi i ragazzi entrano nella sala e subito ci accorgiamo che quei sorrisi sono molto più incuriositi di quelli che finora ci avevano accolto… .e sapete come mai?? Questa struttura ospita solo ed esclusivamente bambini e ragazzi orfani esclusivamente disabili o con ritardi, essendo situata fuori città, all’interno di un villaggio, non è a contatto con il centro città e avendo poche possibilità economiche i bimbi sono costretti a passare tutto il tempo della loro infanzia solo ed esclusivamente dentro a questo centro! Significa che molti di loro non hanno mai visto cosa c’è fuori da li! Infatti poi ci è stato spiegato che nessuno di loro aveva mai visto un Clown in vita sua, e forse nemmeno conosceva questa figura buffa! Immaginatevi questi bimbi appena siamo riusciti ad interagire con loro?!?!?! Non mi dimenticherò mai del loro stupore, del loro volto finalmente rilassato e assorto dentro una bolla di sapone, mi sono emozionata così tanto nel ricevere tutta questa loro gioia addosso, da non saper come fare a reggere le lacrime di gioia e sono scoppiata in un fragoroso pianto sul palco mentre Tatiana traduceva il mio discorso di ringraziemento ai bimbi!(che belle figurette!) Non contenta, scappo dal palco per rifugiarmi dietro, una bimba magra come un fuscello, mi rincorre, mi raggiunge, mi abbraccia e mi consola, si ferma, mi guarda e sorride.
In questo preciso istante mi è cambiata la vita un’altra volta, ho sentito proprio il cuore esplodere di gioia, ho capito il motivo per cui sono in vita, ho capito che la vita è una meraviglia divina, che nel piccolo e semplice c’è sempre una bellezza incommensurabile, che nei gesti ci si può ritrovare e capire per sempre, senza sapere le lingue, ho capito quanto vale un abbraccio del genere, quanto è importante donare abbracci e baci a bimbi che non li hanno mai ricevuti, e vi assicuro che è totalmente diverso dal classico, seppure sempre bello, abbraccio. Da dentro ti si sprigiona quella sensazione di calore di fuoco sacro, quello che scalda ma non brucia, il fuoco che protegge, il fuoco che ti fa alimentare, il fuoco della vita presa con le dovute cautele e attenzioni, il fuoco divino della bellezza del regalare emozioni, un fuoco al quale non permetterò di spegnersi.
Dopo le mie frignatine moleste, abbiamo dedicato il nostro tempo alle visite camera per camera, per scoprire da vicino e poter abbracciare meglio il maggior numero di ospiti possibile. Sinceramente durante le visite credo di aver finito le scorte di anni e anni di bacini sulle guance, abbraccini, pizzicorini e pernacchie… un momento unico e irripetibile, mi dispiace descrivervi a parole queste sensazioni così grandi, perché le parole sono troppo piccole per l’esatta definizione di cotanta enormità spaziale affettuosa e temo di sciuparvi i racconti.
Dopo aver banchettato con sciabordoni di caffeina e biscotti incollati all’aroma di compensato, è giunta l’ora di salutare la struttura.
La titolare ci chiede in maniera intima se con qualche associazione che ospita bimbi bielorussi, riusciamo ad organizzarci per prendere alcuni dei suoi bimbi, poiché essendo una struttura fuori città, non viene mai presa in considerazione, questo suo gesto mi fa pensare alla tristezza dell’essere una donna sola laggiù, a dirigere una struttura di orfani disabili, di cui in pochi ne conoscono l’esistenza, che non riceve aiuti, sostentamenti, ne un bel niente da nessuno. Questo significa essere donne valorose, guerriere di amore, pace e lealtà, questo significa esser donne sacre, di infinita pazienza e coraggio! Io non ho una religione, ma spesso prego questo genere di donne! Senza di loro, che silenziosamente si fanno il mazzo, per non ricevere nulla in cambio, sono loro delle divinità! Ci accingiamo ad uscire e cominciamo a caricare il bagagliaio di valigerie claunesche quando ad un tratto, una finestra dopo l’altra si apre e si sentono le urla e le risa dei bimbi, che ci salutano fino all’ultimo secondo disponibile, ci hanno proprio acclamati, ci mandavano baci e cuoricini attraverso le finestre! Questa è una foto a cui sono molto legata, che immortala proprio questo momento fantasmagorico!
Nel pomeriggio, alcuni della ciurma preferiscono riposarsi mentre io e Pasticca andiamo in visita in una struttura che ospita bimbi tolti alle famiglie problematiche con droghe o alcool, tutto si svolge nell’assoluta tranquillità scherzosa dello spettacolo e poi viaaaaa con i palloncini! Troviamo bimbi di tutte le età, uno più bello dell’altro, e forse troppo piccoli per così tanta sofferenza, (ammetto che alla visione di bimbi di circa 3-4 anni io spesso sono stata parecchio male, mi fa impressione che così tanta malvagità disumana colpisca esserini così piccoli e teneri), quindi ci attiviamo con pasticca per tirar fuori le magie più affettuose.
Durante l’animazione arriva da me un ragazzo di 15 anni con le mani ricoperte di tatuaggi nazi/fascisti, sintomo di un altissimo degrado e amarezza derivanti da un comunismo galoppante come quello dittatoriale che si trova in bielorussia. Il ragazzo si chiama Riccardo, ha origini Kazake e inizialmente si mostra duro e tutto d’un pezzo, poi lo conquisto con qualche complimento sui tatuaggi, gli mostro la mia rondinella, e comincia così una sorta di complicità di gesti e abbracci, Vittoria, la nostra amica e traduttrice si commuove perché nessuno si sarebbe avvicinato ad un ragazzo così apparentemente violento e meschino, e secondo lei… son riuscita a trovare il canale giusto per tirar fuori un po’ di dolcezza da un essere così indiavolato, accanito e avvelenato con la vita. È stato davvero inaspettato e piacevole, povero cucciolo d’uomo, le realtà per i ragazzi laggiù non sono certo delle più allettanti, ed essere più ragazzi anziché bimbi è ancor più doloroso a causa della presa di coscienza della propria condizione sociale.
Questo istituto in particolare, ci resterà ben impresso a me e a Pasticca poiché è la prima volta, dove a capo di una struttura c’è un uomo davvero divino: Serghjei, un uomo dalla cortesia infinita e dalla dedizione pura che nutre per non far mancar nulla ai suoi ragazzi, in tutto l’istituto puoi chiedere: chi è la persona più gentile che conosci? Tutti risponderanno in coro “SERGHJEI”! un uomo favoloso, unico davvero, ci siamo complimentati a fondo con lui e con tutto il suo staff, che sembra essere davvero in gamba! Una giovanissima ragazza che lavora li, sperimenta e s’improvvisa clown, per tentare di portare avanti questo spirito di simpatia e benessere che coinvolge! Bella struttura, Belle persone, il mondo è ricco di persone e non di soldi, buttiamo già ogni pregiudizio, ogni barriera, ogni confine! Rientriamo, ci prepariamo nuovamente e finalmente si stacca un po’ il pensiero concentrandoci sul pattinaggio sul ghiaccio, dove con timore ci siamo addentrati in pista temendo il peggio! Ma… tutti si sono comportati egregiamente nonstante le difficoltose prove di coraggio: come la bambina che ti prendeva per mano a sorpresa e ti trascinava a 180km/h. Qui sotto, in mostra, la prova dell’avvenimento storico “pattinare senza sdrucinarsi gl’ossi”.
Giorno 6
Putroppo è arrivato l’ultimo giorno della nostra permanenza in Bielorussia, è stata infatti una mattinata faticosa il doppio, perché saper di dover ritornare in italia, ti appesantisce, ti senti di non aver fatto abbastanza e speri che in qualche modo questa nostra permanenza si possa prolungare, ma non è così, e allora parte il senso di incompletezza del voler restare e lavorare clauneggiando una vita intera per combattere tutta la freddezza, la cattiveria intrinseca e la tristezza di questo popolo deturpato da una orribile tragedia radioattiva. L’ultima mattina lavorare è stato davvero stancante, ma come sempre ne valeva la pena.
Arriviamo e ci comunicano che questa volta lo spettacolo lo fanno i bimbi per noi, così che dopo la fine della loro esibizione possiamo partire direttamente con l’interagire in maniera diretta e da vicino… mi siedo accanto a due bimbi, la prima accanto a me sembra spaventatissima, da dietro un altro mi chiede ripetutamente di fargli scattare una foto, l’altro incuriosito, mi butta i baci, la ragazzina accanto a me, ad un tratto si sblocca e da quel momento non riuscirò più a staccarmela di dosso J !!! La cosa che purtroppo mi ha inquietata è che la piccola, aveva una paura terribile degli uomini, per gioco, abbiamo provato con Pan a scambiarci degli abbracci e lei se c’era Nuvola o Pan non si avvicinava nemmeno a me… questa è una cosa molto brutta, non voglio nemmeno pensare a che tipo di trauma possa aver subito, non voglio perché se ci penso sto male e mi viene di ribaltare gli occhi e svenire, so solo che non è giusto e non è possibile che con tanta evoluzione, modernità e avanguardia, tutto questo orrore sia ancora possibile nel 2015. Quando mi accorgo delle violenze, mi si ribalta lo stomaco, e cerco di trovare un approccio che combatta la paura del prossimo anche se è davvero difficoltoso non far trasparire il senso di impotenza che ti pervade davanti a tutto questo schifo. Nonostante tutto, dal comportamento di Luda, questa bimba spaventata, posso capire di averle fatto bene, mi abbracciava sino a togliermi il respiro, Pan le ha fatto lo scherzo di “rubarmi” e lei mi ha strattonata per un braccio urlando in faccia a Pan “ETTA MUAIA!” (LEI è MIA). Un amore di bimba. Nuvola, che si è accorto della mia particolare affinità con lei, mi ha detto una cosa di cui farò tesoro per sempre: “probabilmente Red, tu oggi, le hai tolto un trauma di dosso!”
Che bella sensazione! Commovente ed esaustiva! Sono questi gli obiettivi meravigliosi da raggiungere! Queste sono cose belle per cui vale la pena di respirare. uando mi accorgo wjihdwbfhrgbfvchegbfviujh Nel centro, lavoriamo davvero con tantissimi bimbi, tutti dal cuore veramente dolce, che rispondono benissimo al nostro lavoro.
Bimbi come Dimitri che si emoziona troppo e ride come un forsennato per un palloncino!
Bimbi molto piccoli, che ancora devono incominciare a crescere e che già son dei piccoli ometti, occhietti sacri che dovrebbero esser resi contenti ogni giorno, e che invece soffrono la pesantezza dell’abbandono sin dalla loro nascita.
Nessuno si merita tutto questo orrore, però noi siamo stati fortunati ad essere stati concepiti qui e loro sono stati molto meno fortunati di noi, ed è proprio per questo che noi possiamo fare e dare molto per loro. Il nostro tour purtroppo si conclude con questo centro. Purtroppo è già l’ora di ripartire. Personalmente ci sarei rimasta altri 3 mesi e forse anche oltre. Per quanto mi riguarda questa esperienza è stata anche il coronamento di un sogno che avevo fin da bambina, viaggiare per amore, viaggiare per aiutare, quindi dico grazie a voi Clowncare! Mi avete rinnovata, riempita d’amore e mi avete dato la possibilità di coccolare un sacco di anime! Ancora infinite grazie.
Red